top of page
Immagine del redattoreBeatrice Piermartini

La sintonizzazione affettiva. La sintonizzazione madre-bambino come esperienza inter-soggettiva di regolazione degli affetti

Aggiornamento: 13 apr

Perché un bambino possa sviluppare l'esperienza del Sé è necessario che i suoi segnali emotivi siano rispecchiati in modo abbastanza accurato e coerente da una figura di attaccamento (E. L. Jurist, A. Slade, S. Bergner, 2008). Una madre “sufficientemente” sintonizzata sui bisogni e sugli stati interni del bambino, modula, soprattutto nel primo anno di vita, i livelli di eccitazione che il piccolo può raggiungere, attraverso la riduzione degli affetti negativi e il potenziamento della possibilità di sperimentare affetti positivi.

Tale funzione di regolazione affettiva è legata alla capacità della madre di sintonizzarsi sui reali stati affettivi del bambino, riconoscendoli come separati dai propri; è solo attraverso questa distinzione che la madre può davvero occuparsi di calmare il piccolo, in caso contrario può ipereccitarlo, rispondendo ai propri bisogni affettivi, ad esempio, o ipostimolarlo, escludendolo dal proprio campo intersoggettivo.

Nei casi in cui la figura di attaccamento sia abbastanza sintonizzata sugli stati interni del bambino, le inevitabili rotture della relazione e del “campo intersoggettivo” (Stern, 2004), se sono seguite da una riparazione, effettuata con il giusto tempismo e dalla stessa figura che ha indotto lo stress, forniscono al bambino la possibilità di immagazzinare l’esperienza che è possibile superare e gestire i momenti di negatività (Malatesta-Magai, 1991).

Gli stati negativi prolungati e non seguiti da riparazione, hanno, al contrario, un effetto “tossico” e la durata degli intervalli in cui il bambino viene lasciato a se stesso nella gestione di stati a intensa affettività negativa, rappresentano un fattore di rischio nella predisposizione alla patologia (Shore, 2003).

Il ruolo dell’emisfero destro negli scambi intersoggettivi

Gli studi neurobiologici dimostrano il coinvolgimento dell’emisfero destro negli scambi intersoggettivi madre-bambino. Oggi disponiamo di molte prove a sostegno del fatto che l’emisfero destro matura più precocemente del sinistro; esso è la sede dell’elaborazione delle informazioni emotive, visive, prosodiche e del riconoscimento delle espressioni affettive.

Lo scambio intersoggettivo, secondo Shore (2003), avviene “da una corteccia orbitofrontale destra ad un’altra tramite trasmissioni non verbali affettive di espressioni facciali, di prosodia, di gestualità” (p. 379).

L’autore (2003) ha suggerito che le transazioni di attaccamento madre-bambino, così come le comunicazione terapeuta-paziente nel contesto del transfert-controtransfert che avvengono in maniera inconsapevole e attraverso il canale non verbale, costituiscano rapide transazioni affettive non verbali tra emisfero destro ed emisfero destro. Mentre il cervello sinistro comunica i propri stati ad altri cervelli sinistri attraverso comportamenti linguistici consci, quello destro comunica a livello non verbale i suoi stati inconsci ad altri cervelli destri sintonizzati per ricevere queste comunicazioni. (Shore, 2003, p. 350).

Le esperienze intersoggettive, analogamente alle esperienze vissute prima della comparsa del linguaggio, sono registrate nella memoria implicita e non sono soggette a rimozione per un’immaturità neuronale dell’ippocampo.

Questo tipo di memoria costituirà l’essenza di un nucleo inconscio della personalità che condizionerà, implicitamente e inconsapevolmente, affetti e comportamenti, rimanendo al di fuori della consapevolezza simbolica e verbalizzabile.

Le perdite di sintonizzazione, analogamente alle esperienze di sintonizzazione, possono essere ricordate profondamente nel corso della vita e tali memorie rimangono al di fuori della memoria esplicita e autobiografica, potendo riemergere sotto forma di risposte fisiologiche disconnesse, di emozioni e di agiti (Valent, 2008).

Nella relazione terapeutica (Mancia, 2004), i ricordi impliciti riemergono attraverso i sogni e in varie modalità non verbali (gesti, movimenti, odore) e intraverbali (tono della voce, pause o assenza di pause nell’eloquio).

Sintonizzazione e mentalizzazione

Il processo di sintonizzazione affettiva permette una regolazione di affetti che, in passato, non sono stati regolati nè mentalizzati. E’ utile esplicitare la funzione di mentalizzazione appena menzionata.

Per Fonagy è la capacità di capire noi stessi e gli altri, dal punto di vista sia implicito sia esplicito, in termini di stati soggettivi e di processi mentali. ( P. Fonagy, A. Bateman in E. L. Jurist, A. Slade, S. Bergner, 2008, p. 137). Tale capacità dipende dall’aver fatto ripetutamente l’esperienza di essere compresi da adulti significativi protettivi e non minacciosi, capaci di cogliere e rispecchiare i nostri stati mentali.

Per Kernberg (2008), la mentalizzazione, oltre ad aspetti cognitivi, come la capacità di interpretare le esperienze mentali proprie e degli altri (Fonagy, Target, 2008), comprende la capacità di regolare gli stati emotivi e di dare significato agli aspetti soggettivi dell’esperienza affettiva.

La capacità del terapeuta di sintonizzarsi sullo stato emotivo del paziente è speculare alla capacità del caregiver di contenere e regolare gli stati di disregolazione dei bisogni del bambino nel primo anno di vita (Schore). Una madre “sufficientemente buona” (Winnicott, 1965) regola tali bisogni fornendo la giusta dose di stimolazione, sintonizzandosi sulle risposte del bambino e avendo sotto controllo le proprie risposte negative. Analogamente, il terapeuta deve poter autoregolare i propri stati negativi, indotti dall’identificazione proiettiva per poter fungere da modulatore dello stato affettivo del paziente.

Presenteremo ora un caso che ci sembra pertinente a questo discorso teorico e che mostra come nella relazione transferale si attivino emozioni e fantasie che possono essere solo vissute, non pensate e non pensabili.

Bibliografia

Barbaglio C. B., M. L. Mondello, 2009, Tra femminile e materno: l’invenzione della madre, Milano: Franco Angeli

Fonagy, P., Gergely, G., Jurist E., Target, M. (2002) Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del Sé, Milano: Raffaello Cortina, 2005.

Mancia M. (2004) Sentire le parole, Torino: Bollati Boringhieri

Schore, A. N., (2003) La regolazione degli affetti e la riparazione del Sé, Roma: Astrolabio, 2008.

Valent, P. (1998) From survival to fulfillment. A framework for the life-trauma dialectic, Philadelphia: Brunner/Mazel.

Westen, D. (1997) “Towards a clinically and empirically sound theory motivation”, International Journal of Psycho-Analysis, n. 78, pp. 521-48.

Westen D., Muderrisoglu S., Fowler C., Shedler J., Koren D., 1997, “Affect regulation and affective experience: Individual differences, group differences, and measurement using a Q-sort procedure”, Journal of Consulting and Clinical Psychology, n. 65, pp. 429-39.



6 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page