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Perché un bambino possa sviluppare l'esperienza del Sé è necessario che i suoi segnali emotivi siano rispecchiati in modo abbastanza accurato e coerente da una figura di attaccamento (E. L. Jurist, A. Slade, S. Bergner, 2008). Una madre “sufficientemente” sintonizzata sui bisogni e sugli stati interni del bambino, modula, soprattutto nel primo anno di vita, i livelli di eccitazione che il piccolo può raggiungere, attraverso la riduzione degli affetti negativi e il potenziamento della possibilità di sperimentare affetti positivi.

Tale funzione di regolazione affettiva è legata alla capacità della madre di sintonizzarsi sui reali stati affettivi del bambino, riconoscendoli come separati dai propri; è solo attraverso questa distinzione che la madre può davvero occuparsi di calmare il piccolo, in caso contrario può ipereccitarlo, rispondendo ai propri bisogni affettivi, ad esempio, o ipostimolarlo, escludendolo dal proprio campo intersoggettivo.

Nei casi in cui la figura di attaccamento sia abbastanza sintonizzata sugli stati interni del bambino, le inevitabili rotture della relazione e del “campo intersoggettivo” (Stern, 2004), se sono seguite da una riparazione, effettuata con il giusto tempismo e dalla stessa figura che ha indotto lo stress, forniscono al bambino la possibilità di immagazzinare l’esperienza che è possibile superare e gestire i momenti di negatività (Malatesta-Magai, 1991).

Gli stati negativi prolungati e non seguiti da riparazione, hanno, al contrario, un effetto “tossico” e la durata degli intervalli in cui il bambino viene lasciato a se stesso nella gestione di stati a intensa affettività negativa, rappresentano un fattore di rischio nella predisposizione alla patologia (Shore, 2003).

La regolazione emotiva

Immagini di Beatrice Liberini

Principali ambiti di intervento

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